Mobilità

Se merci, persone e idee ne sono i contenuti, ciò che oggi contribuisce a fare della mobilità un paradigma sono tre grandezze fondamentali: spazio, tempo e velocità.

Flussi di beni e di persone in un contesto a distanze azzerate hanno esponenzialmente aumentato le possibilità di scelta e allo stesso tempo reso accessibili prodotti materiali e immateriali già appannaggio di poche elite. Questa continua condivisione e disponibilità ha permesso il confronto con altre culture, e integrazione e inclusione si sono sostituiti a quelli di conquista e sfruttamento.

Quando oggi si parla di mobilità si pensa alla possibilità e al diritto di spostarsi e trovare nuove dimensioni professionali e personali in controtendenza ai tentativi di rivitalizzazione delle politiche protezionistiche e di esclusione.

La mobilità interessa anche l’ecosistema intellettuale delle imprese che faticano sempre più a trattenere le conoscenze e i talenti all’interno delle mura aziendali e si trovano a fronteggiare un turnover che viene anzi trasformato in opportunità per acquisire e scambiare nuove skill.

Ancora. Si pensi al nuovo ruolo della logistica come diretta conseguenza delle nuove modalità sempre più efficienti di trasporto delle merci a costi sempre più bassi come pure alla radicale trasformazione dei processi di acquisto dei consumatori, sempre alla ricerca di servizi che potenzino le possibilità di scelta riducendo al minimo i tempi di consegna e prescindendo dalla presenza e interazione fisica.

La mobilità riguarda anche le idee e la loro velocità di propagazione. E di conseguenza anche gli impatti sulla catena del valore delle imprese, in primis sulla loro capacità di fare innovazione, non più generandola necessariamente all’interno ma beneficiando di network fatti da università, fornitori, stakeholder pubblici e privati, start up e incubatori in un continuo scambio che vede dialogare l’interno con l’esterno.

Infine mobilità è anche espressione di un altro drastico cambio di paradigma, quello che vede le nuove generazioni interessate sempre meno alla proprietà e sempre più alla fruizione.