«Il tasso d’interesse è figlio della rischiosità della controparte», confermano Massimiliano Gazzo e Giuseppe Cristiano, soci dello studio De Berti Jacchia Franchini Forlani. «Il peggioramento dei rating corporate porta ad un aumento dei tassi d’interesse». Insomma, la crisi ha fatto schizzare verso l’alto il prezzo della remunerazione del rischio. Le banche – peraltro non penalizzate dall’ultima versione del decreto – «se non possono superare certe soglie, fanno scattare un’ulteriore stretta creditizia».
Reuters