Tra i precedenti illustri anche il caso Parmesan e quello del vino Friulano Tocai. «Situazioni diverse ma che presentano tutte lo stesso denominatore comune: il tentativo di accedere ad una fetta di mercato, mediante l’uso o il riconoscimento di una denominazione di origine protetta o di specialità tradizionale garantita per prodotti che utilizzano denominazioni ampiamente affermate di prodotti italiani usurpandone illegittimamente la notorietàe in taluni casi arrivando a impedirne l’uso», spega Barbara Calza, partner di De Berti Jacchia, «La pronta reazione da parte dell’Italia contro il riconoscimento richiesto dalla Croazia della menzione geografica tradizionale europea per il Prosek, rivela come in questo caso si sia creato un fronte comune non solo a livello politico e regionale ma anche a livello dei produttori e agricoltori italiani, per affrontare con fermezza la situazione e assicurare la posizione italiana attraverso la presentazione di un’opposizione ufficiale a tale riconoscimento. Reazioni prontee ferme che si sono rivelate vincenti in altri casi passati, come accaduto per il caso «Parmesan», quando la Germania venne condannata dalla Corte Europea per non aver sanzionato l’uso illegittimo da parte di terzi della denominazione di origine protetta Parmigiano Reggiano. Diversamente da quanto è accaduto, invece, nel famoso caso del vino Tocai, che ha marcato una sostanziale sconfitta sia a livello europeo che a livello nazionale con l’ulteriore pronuncia di incostituzionalità della cd. legge «salva Tocai» della Regione Friuli Venezia, volta ad arginare l’operatività del divieto imposto dalla sentenza della Corte Europea, mediante l’utilizzo della denominazione «Tocai friulano» per la commercializzazione sul territorio italiano».
Intervento di Barbara Calza su ItaliaOggi Sette.