RESTRIZIONI COMMERCIALI E BREVETTI ESSENZIALI AD ALTA TECNOLOGIA. PROSEGUONO LE CONTROVERSIE DELL’UNIONE NEI CONFRONTI DELLA CINA DAVANTI ALLA WTO

marketude Consumer Goods, EU and Competition, IT & TMT, Marco Stillo, Publications

In data 7 dicembre 2022, l’Unione Europea ha chiesto la costituzione di due panel presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO) relativamente alle sue controversie commerciali attualmente in corso con la Cina.

La prima controversia ha origine dal procedimento avviato dall’Unione in data 27 gennaio 2022 in merito alle pratiche commerciali discriminatorie adottate dalla Cina nei confronti della Lituania, che colpiscono anche altre esportazioni dal mercato unico europeo. Più particolarmente, a partire dall’ultimo trimestre del 2021 tutti gli importatori di prodotti originari della Lituania e/o in transito o comunque relativi alla Lituania hanno iniziato ad incontrare difficoltà e restrizioni nell’assicurarne lo sdoganamento in territorio cinese quali, tra le altre, i) divieti o restrizioni all’importazione dei prodotti in questione dall’Unione, ii) divieti o restrizioni all’esportazione dei prodotti dalla Cina verso l’Unione, e iii) restrizioni o divieti per quanto riguarda la fornitura di servizi dall’Unione o da parte di fornitori di servizi situati nel territorio cinese o nei confronti di consumatori europei in merito a servizi forniti da fornitori cinesi. Queste misure riguardano non solo beni o servizi provenienti da o destinati alla Lituania (o ad essa collegati), ed hanno bensì effetti anche sulle catene di approvvigionamento in tutta l’Unione, in contrasto con l’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio del 1994 (General Agreement on Tariffs and Trade, GATT)[1].

La seconda controversia, invece, ha origine dal procedimento avviato in data 18 febbraio 2022 per le restrizioni imposte dalla Cina alle imprese europee che adiscono i tribunali cinesi per proteggere ed utilizzare i loro brevetti essenziali (Standard Essential Patents, SEP).Nello specifico, a partire dalla decisione della Corte Suprema del 28 agosto 2020 nella causa Huawei contro Conversant, i tribunali cinesi hanno iniziato ad adottare misure provvisorie che vietano ad una parte di chiedere l’esecuzione di sentenze nazionali o l’adozione di provvedimenti giudiziari al di fuori della giurisdizione cinese (c.d. “anti-suit junction”), la cui violazione può comportare una sanzione giornaliera fino a circa 138.000 euro. Secondo l’Unione, pertanto, tale misura viola gli obblighi assunti dalla Cina ai sensi dell’Accordo TRIPS (Agreement on Trade-related Aspects of Intellectual Property Rights), in quanto si traduce in una politica pregiudizievole per l’innovazione e la crescita in Europa che, di fatto, priva le imprese europee della possibilità di esercitare e far rispettare i diritti di privativa che conferiscono loro un vantaggio tecnologico[2].

La palla passa dunque ora all’organo di conciliazione (Dispute Settlement Body, DSB) della WTO, che esaminerà la richiesta dell’Unione nella riunione prevista per il 20 dicembre 2022. Nel caso in cui la Cina si opponga alla costituzione di un panel, l’Unione potrà rinnovare la sua richiesta, e il panel sarà costituito in occasione della riunione del DSB del 30 gennaio 2023.

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[1] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.

[2] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.