In data 8 febbraio 2022, la Commissione Europea ha proposto con il c.d. European Chips Act, un pacchetto di misure costituito da una Comunicazione, una proposta di Regolamento per il rafforzamento dell’ecosistema europeo dei semiconduttori, una proposta di Regolamento per la creazione delle “Chips Joint Undertaking”, ed una Raccomandazione.
Il pacchetto persegue molteplici obiettivi: arginare la carenza di semiconduttori in Europa, garantire le continuità delle forniture alle filiere industriali, e rendere l’Europa più indipendente in questo settore. L’ampio utilizzo dei semiconduttori, la loro importanza nell’attuale contesto storico, e la limitata quantità disponibile a livello mondiale hanno condotto la Commissione ad assumere iniziative urgenti e proattive, come dichiarato dalla Presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione tenutosi nel settembre 2021.
All’interno della Comunicazione sull’European Chips Act, vengono illustrati la strategia europea, le motivazioni del pacchetto ed i suoi obiettivi. Tra questi, vi sono anche la necessità di rendere le relative produzioni sostenibili ed assicurare l’emergere di forza lavoro qualificata.
Come è noto, le crescenti difficoltà nel reperire semiconduttori a livello mondiale hanno determinato la chiusura di stabilimenti operanti in un’ampia gamma di settori, e ciò ha spinto l’Europa a rafforzare la propria leadership tecnologica e la sicurezza degli approvvigionamenti. Nel nostro continente, nonostante vi siano imprese di punta che reinvestono oltre il 15% delle loro entrate nelle tecnologie di prossima generazione, la quota ricoperta sul mercato globale dei semiconduttori è inferiore al 10%. L’Unione si sta muovendo da alcuni anni per attenuare la dipendenza dai Paesi terzi ed evitare che le perturbazioni delle catene di approvvigionamento pregiudichino l’industria europea. Lo stesso Consiglio europeo per l’innovazione sta investendo nella creazione di ecosistemi di semiconduttori dinamici e resilienti, con lo scopo di ridurre i tempi e i costi di fabbricazione, limitare i consumi di energia e diminuire i rifiuti generati durante la produzione. Vi è anche un numero significativo di Stati Membri che sta lavorando ad un nuovo progetto di comune interesse europeo, detto IPCEI, specificamente inerente la microelettronica e le nuove tecnologie di comunicazione.
L’ambizione dell’Unione è di aumentare la quota di produzione mondiale sino al 20% entro il 2030, atteso che il mercato globale dei semiconduttori dovrebbe raddoppiare di volume entro la fine del decennio.
Per la realizzazione di questa visione, è stata avanzata una proposta di Regolamento che introduce uno specifico quadro giuridico composto da tre “pilastri”: l’Iniziativa Chips for Europe che crea le condizioni necessarie per rafforzare la capacità di innovazione industriale dell’Unione, la definizione e i criteri di realizzazione di impianti di produzione integrati e di fonderie aperte, ed il meccanismo di coordinamento per il monitoraggio e la risposta alle crisi che interessano il settore dei semiconduttori.
Il primo pilastro, l’iniziativa Chips for Europe è volta a rafforzare l’Unione in termini di competitività, resilienza e capacità di innovazione. Attraverso investimenti specifici, l’Unione dovrebbe sviluppare tecnologie di produzione di semiconduttori di altissima qualità, sicure ed efficienti dal punto di vista energetico. Allo stesso tempo, l’Unione dovrebbe fornire alle sue catene di approvvigionamento l’opportunità di sfruttare al meglio tali investimenti. All’interno dell’articolo 4 della proposta di Regolamento sono illustrati gli obiettivi e gli strumenti per la realizzazione del progetto, quali: l’acquisizione di capacità avanzate di progettazione su larga scala per l’integrazione di tecnologie dei semiconduttori attraverso la creazione di una piattaforma virtuale innovativa disponibile in tutta Europa, linee pilota per la preparazione di impianti di produzione, prova e sperimentazione innovativi, tecnologie avanzate e capacità ingegneristiche per accelerare lo sviluppo di chip quantistici, una rete di centri di competenza e sviluppo delle capacità e le attività del “fondo per i chip” per l’accesso al capitale da parte di start-up, scale-up e PMI. L’iniziativa è sostenuta da finanziamenti provenienti da Orizzonte Europa e dal programma Europa digitale, e raccoglierà 11 miliardi di euro di investimenti pubblici dell’Unione e degli Stati Membri fino al 2030 ed ingenti investimenti privati, consentendo così una mobilitazione complessiva di circa 43 miliardi di euro. Il Regolamento prevede un quadro procedurale per agevolare il finanziamento combinato da Stati Membri e delle risorse rivenienti dal bilancio dell’Unione e dal settore privato. Ciò si concretizzerà in un nuovo strumento dotato di personalità giuridica, il consorzio europeo per l’infrastruttura dei chip (European Chips Infrastructure Consortium, “ECIC”), che potrà essere utilizzato dalle imprese per strutturare il loro lavoro collaborativo all’interno di un consorzio, su base volontaria.
Il secondo pilastro riguarda il nuovo quadro giuridico relativo agli impianti di produzione integrati e alle fonderie aperte dell’Unione. Queste strutture forniscono capacità di produzione di semiconduttori che sono “prime nel loro genere” nell’Unione. Per qualificarsi come impianto di produzione integrata e fonderia aperta, è necessario che la struttura abbia un chiaro impatto positivo sulla catena dei semiconduttori nell’Unione. Mentre le strutture di produzione integrate sono facilities produttive integrate verticalmente, le fonderie aperte offrono una quota significativa della loro capacità produttiva ad altri attori industriali, come le aziende di semiconduttori fabless (ovvero le aziende che progettano ma non producono chip). Se una struttura si qualifica come impianto di produzione integrata o fonderia, le sue attività sono considerate di interesse pubblico, e potrà beneficiare di regimi di sostegno e supporto amministrativo, fatte salve le norme sugli aiuti di Stato, compreso il monitoraggio rapido delle procedure amministrative relative alla progettazione, costruzione e gestione degli impianti.
Il terzo pilastro riguarda il monitoraggio coordinato del valore della catena di produzione dei semiconduttori e la risposta alle interruzioni delle forniture.
Nella prima sezione di questo capo intitolata “monitoraggio” è previsto un sistema di controllo e di allerta della catena dei semiconduttori.
In particolare, è previsto un monitoraggio degli Stati Membri che consiste nell’osservazione degli indicatori di allerta precoce e della disponibilità ed integrità dei servizi e dei beni rilevanti forniti dagli attori chiave del mercato. La Commissione fornisce le basi per l’attività di monitoraggio attraverso una valutazione del rischio dell’Unione, in cui individua gli indicatori di preallarme. Per garantire la partecipazione dell’industria, gli Stati Membri invieranno ai soggetti interessati e alle associazioni di settore informazioni e dati sulle fluttuazioni significative della domanda e sulle criticità delle catena di approvvigionamento. Gli Stati Membri dovranno, a loro volta, fornire aggiornamenti regolari, e scambiare le conoscenze acquisite in seno al consiglio europeo dei semiconduttori, e nel caso in cui venissero a conoscenza di una potenziale crisi nel mercato o del verificarsi di un fattore di rischio rilevante, saranno tenuti ad avvertirne la Commissione. In tal caso, la Commissione provvederà alla convocazione di una riunione straordinaria del consiglio europeo dei semiconduttori, destinato a valutare l’attivazione dello stato di crisi e a discutere forme di procurement coordinato prima del verificarsi di situazioni di carenza. Inoltre, la Commissione avrà il potere di avviare consultazioni e collaborare, a nome dell’Unione, con Paesi terzi interessati al fine di ricercare soluzioni cooperative per affrontare le criticità.
La proposta di Regolamento stabilisce le regole di attivazione dello stato di crisi, e specifica le relative misure di emergenza, qualora sussistano evidenze concrete, serie e affidabili. Lo strumento di esecuzione specificherà la durata dello stato di crisi ed il suo eventuale prolungamento. Prima della scadenza, la Commissione valuterà, tenuto conto del parere del consiglio europeo dei semiconduttori, se la durata debba essere prolungata. Durante la fase di crisi, il consiglio europeo dei semiconduttori tiene riunioni straordinarie per consentire agli Stati Membri di lavorare con la Commissione e coordinare eventuali misure nazionali adottate nelle filiere dei semiconduttori.
Oltre alle norme sui tre pilastri, vi sono anche norme sull’istituzione ed il funzionamento del nuovo consiglio europeo dei semiconduttori. Tra le funzioni assegnate a quest’organo vi sono le seguenti: fornire consulenza sulle iniziative del comitato delle autorità pubbliche dell’impresa comune “Chip”, fornire consulenza ed assistenza alla Commissione per lo scambio di informazioni sul funzionamento delle strutture di produzione integrate e delle fonderie aperte, partecipare al monitoraggio e alla risposta alle crisi che interessano il settore dei semiconduttori. Inoltre, un’ulteriore funzione del consiglio europeo dei semiconduttori sarà quello di sostenere la Commissione nella cooperazione internazionale, e di coordinare e scambiare informazioni con tutte le strutture di crisi.
Per far fronte all’attuale carenza di semiconduttori per il periodo precedente all’adozione della proposta di Regolamento, e consentire la realizzazione degli obiettivi previsti per il 2030, la Commissione ha inoltre proposto una Raccomandazione allo scopo di rendere più agevole il coordinamento tra gli Stati Membri, e facilitare l’adozione di decisioni tempestive, comuni e proporzionate alla crisi. Il ruolo dei singoli Stati sarà di primaria importanza fino all’approvazione della nuova normativa europea, in quanto essi saranno tenuti a trasmettere informazioni sullo stato della crisi nei rispettivi mercati nazionali adottando misure adeguate efficaci e proporzionate.
L’attuale carenza di semiconduttori costituisce un problema globale, risalente nel tempo, e per il quale non esiste una soluzione rapida. L’ l’Unione intende farvi fronte con una politica industriale comune di ampio respiro, ma necessariamente graduale. Nel breve termine, il pacchetto di strumenti definito nella Raccomandazione consentirà un immediato coordinamento tra gli Stati Membri e la Commissione per rispondere alle situazioni di crisi. Nel medio termine, il nuovo quadro normativo rafforzerà le attività manifatturiere nell’Unione e sosterrà l’espansione e l’innovazione dell’intera catena, nell’ottica della sicurezza dell’approvvigionamento e di un ecosistema resiliente. Nel lungo termine, l’Unione perseguirà il mantenimento della leadership europea nel settore.