SULL’ONDA DELLA CRISI UCRAINA SVEZIA E FINLANDIA RICHIEDONO L’ADESIONE ALLA NATO

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Con una decisione destinata a passare alla storia, tra il 15 e il 17 maggio 2022 Svezia e Finlandia hanno deciso, sull’onda della crisi ucraina, di abbandonare la loro storica neutralità presentando domanda di adesione all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic Treaty Organization, NATO).

Costituita attraverso il Trattato del Nord Atlantico firmato a Washington il 4 aprile 1949 dai 12 Stati fondatori[1], la NATO è un’organizzazione internazionale a carattere regionale il cui scopo è quello di instaurare un sistema di sicurezza collettiva, anche con la possibilità di esercitare una funzione coercitiva al fine di assicurare il mantenimento o il ristabilimento della pace e della sicurezza internazionale in caso di loro minaccia o violazione. Il suo organo di vertice è rappresentato dal Consiglio del Nord Atlantico (North Atlantic Council, NAC) che, costituito dai rappresentanti permanenti degli Stati Membri (che fanno capo ai rispettivi ministeri degli Esteri), è presieduto da un Segretario generale e si riunisce a Bruxelles almeno una volta alla settimana o quando occorra, deliberando all’unanimità.

Nel corso degli anni, la NATO ha svolto un ruolo primario nello scacchiere geopolitico mondiale, ed ha subito diversi processi di allargamento, che hanno portato i suoi membri dai 12 originali ai 30 attuali[2].

Più particolarmente, il processo di adesione si basa sulla c.d. “politica della porta aperta” (“open door policy”) ed è disciplinato dall’articolo 10 del Trattato, che prevede due criteri fondamentali, ossia i) l’essere lo Stato candidato uno Stato europeo, e ii) essere accettato da tutti i membri già presenti[3].

Oltre a ciò, gli Stati interessati ad unirsi alla NATO devono soddisfare i requisiti politici, economici e militari previsti dallo Studio sull’allargamento della NATO del 1995[4] quali, tra gli altri, i) la presenza di un sistema politico democratico funzionante basato sull’economia di mercato, ii) un trattamento equo delle minoranze, iii) l’impegno a risolvere i conflitti in modo pacifico, e iv) la capacità e la volontà di contribuire militarmente alle operazioni della NATO.

Dopo la richiesta di adesione si instaura il dialogo intensificato (“intensified dialogue”), introdotto per la prima volta a Vilnius nel 2005, vale a dire un negoziato e verifica preliminare sui motivi per i quali lo Stato candidato intende aderire alla NATO[5]. Dopodiché, il NAC può decidere di attivare il Piano d’azione per l’adesione (Membership Action Plan, MAP), un meccanismo introdotto nel 1999 al fine di aiutare gli aspiranti membri a prepararsi all’adesione e a soddisfarne i requisiti fornendo loro consigli pratici e assistenza mirata. Nello specifico, ogni Stato candidato deve presentare annualmente una relazione sui progressi compiuti in materia politico-economica, legislativa, di sicurezza e di risorse[6].

Una volta accertati i requisiti, la NATO può inviare allo Stato candidato l’invito ad avviare i colloqui di adesione veri e propri, attraverso un processo che prevede diverse fasi, ossia i) lo svolgimento di due riunioni (c.d. “accession talks”) tra esperti della NATO e rappresentanti degli Stati invitati, che avvengono nella sede generale di Bruxelles e riguardano, da un lato, gli obblighi formali derivanti dallo status di membro dell’Alleanza e, dall’altro, le riforme che dovranno essere attuate sia prima che dopo l’ammissione, ii) una lettera di intenti trasmessa dai rispettivi Ministri per confermare l’interesse, la volontà e la capacità di rispettare gli obblighi e gli impegni che l’adesione alla NATO comporta, iii) la firma dei Protocolli di accessione, che rappresentano gli emendamenti conseguenti al Trattato del Nord Atlantico, e la loro ratifica da parte di tutti gli Stati Membri conformemente ai processi costituzionali e legislativi i nazionali, ed infine iv) l’invito formale da parte del Segretario Generale a divenire parte del Trattato del Nord Atlantico ed il deposito del proprio strumento di accessione presso il Governo degli Stati Uniti.

La decisione di Svezia e Finlandia rappresenta una risposta politica e diplomatica all’invasione dell’Ucraina, che aveva presentato la domanda per avviare un MAP ancora nel 2008 (e, più di recente, aveva altresì avviato un percorso di adesione all’Unione Europea)[7],ed è inevitabilmente destinata ad alterare gli equilibri politici a livello mondiale. Con la futura adesione dei due Paesi scandinavi, infatti, la NATO vedrà ampliarsi la sua area di proiezione, le frontiere comuni con la Federazione Russa ed il potenziale militare a sua disposizione. L’articolo 5[8] del Trattato, infatti, prevede l’obbligo di tutti gli Stati Membri di assistere uno Stato Membro della NATO che sia oggetto di un attacco armato, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale e collettiva riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite[9].

A tale proposito, l’ex Vice Primo Ministro di Svezia ed attualmente Ambasciatore di Svezia in Italia, S.E. Jan Björklund, da noi interpellato, ci ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Sweden’s decision to apply for a membership of NATO was taken two and a half months after the Russian military invasion of Ukraine. Russia’s illegal, unprovoked, and unacceptable aggression against a sovereign state has fundamentally changed the security environment in Europe. For Sweden, like Ukraine non-aligned and located close to Russia, the invasion created a need to reanalyse and reconsider how to ensure our sovereignty and self-determination. Sweden, as our neighbouring country Finland, has therefore decided to strengthen our defence and security by becoming members of NATO.

The purpose of NATO is to defend freedom and democracy, and it has been successful in doing so. Another important part of security and stability in Europe is the European Union, which has been ensuring peace between its member states since its foundation. Cooperation within NATO as well as within the EU is the best way to keep peace, keep democracy and keep freedom in our part of the world”.

Già di per sé lungo e complesso, il processo rischia nel caso di specie di doversi confrontare con ulteriori difficoltà. Oltre alle rimostranze del Governo russo, infatti, le domande di adesione di Svezia e Finlandia hanno trovato, almeno per ora, una netta opposizione da parte della Turchia, che lamenta la politica di sostegno storicamente accordata, soprattutto dalla Svezia, ai rifugiati curdi e al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un’organizzazione politica e paramilitare che la Turchia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea tuttora considerano terroristica. Non rimane, pertanto, che attendere nuovi sviluppi, nella speranza che le tensioni internazionali scaturite dall’invasione dell’Ucraina giungano al più presto ad una conclusione.

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[1] Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti.

[2] L’ultimo Stato ad unirsi alla NATO è stata la Macedonia del Nord nel 2020.

[3] L’articolo 10 del Trattato dispone: “Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni Stato così invitato può divenire parte del Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione…”.

[4] Per ulteriori informazioni si veda il seguente LINK.

[5] Gli Stati attualmente in questa fase sono Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, e Ucraina.

[6] Per ulteriori informazioni si veda il seguente LINK.

[7] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.

[8] L’articolo 5 del Trattato dispone: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali…”.

[9] L’articolo 51 della Carta dispone: “… Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale…”.