RESTRIZIONI ALLO SCOPERTO NEL MERCATO DEI PROCESSORI X86. LA COMMISSIONE SANZIONA NUOVAMENTE LA INTEL

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In data 23 settembre 2023, la Commissione ha nuovamente sanzionato la Intel con un’ammenda pari a circa 376 milioni di euro per il già accertato abuso di posizione dominante nel mercato mondiale dei processori x86[1] nel periodo tra l’ottobre 2002 e il 2007.

La prima sanzione, pari a circa 1,06 miliardi di euro, era stata inflitta dalla Commissione nel 2009[2] per le pratiche abusive che la Intel aveva posto in essere tramite gli sconti applicati a quattro partner commerciali produttori di apparecchiature informatiche[3]nonché al distributore europeo di dispositivi microelettronici Media-Saturn-Holding (“MSH”). Più particolarmente, la Intel aveva, da un lato, imposto, come condizione per l’ottenimento degli sconti, che i quattro partner si rifornissero presso di lei di tutto, o pressoché tutto, il loro fabbisogno di microprocessori x86 (c.d. “sconti di fedeltà condizionati”) e, dall’altro, aveva effettuato pagamenti alla MSH a condizione che quest’ultima vendesse solamente computer muniti di microprocessori x86 prodotti dalla Intel (c.d. “restrizioni allo scoperto”).

Di conseguenza, quest’ultima aveva impugnato la decisione della Commissione dinnanzi al Tribunale dell’Unione Europea, che tuttavia ne aveva integralmente respinto il ricorso[4]. La Intel aveva allora adito la Corte di Giustizia, che nel 2017 aveva annullato la sentenza del Tribunale[5] rinviando la causa dinnanzi a quest’ultimo. Nel 2022, pertanto, il Tribunale si era pronunciato nuovamente sulla questione, da un lato, annullando parzialmente la decisione della Commissione nella parte in cui considerava gli sconti applicati dalla Intel come condotte abusive ai sensi dell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e, dall’altro,confermando l’illegittimità delle restrizioni allo scoperto ma annullando la sanzione della Commissione data l’impossibilità di stabilirne l’ammontare solamente in relazione a queste ultime[6].

Tutto ciò premesso, e nell’attesa che la Corte si pronunci sul suo ricorso relativo agli sconti fedeltà, attualmente pendente[7], la Commissione ha deciso di imporre una nuova ammenda per le restrizioni allo scoperto poste in essere dalla Intel, il cui ammontare riflette la minor portata dell’infrazione constatata rispetto alla decisione del 2009.

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[1] I processori x86 sono dispositivi impiegati come componenti essenziali di qualsiasi computer, e sono prodotti da più imprese a livello mondiale, compresa la Intel.

[2] Dec. Comm. C(2009) 3726 finale, del 13.05.2009, relativa a un procedimento ai sensi dell’articolo 102 TFUE e dell’articolo 54 dell’accordo SEE, Caso COMP/C-3/37.990 – Intel.

[3] Nello specifico Dell, Lenovo, HP e NEC.

[4] Tribunale 12.06.2014, Causa T-286/09, Intel Inc. contro Commissione europea.

[5] CGUE 06.09.2017, Causa C-413/14 P, Intel Corp. Inc. contro Commissione europea.

[6] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.

[7] CGUE Causa C-240/22P, Commissione europea contro Intel Inc.