TECNOLOGIA PUBBLICITARIA ONLINE. LA COMMISSIONE INVIA UNA COMUNICAZIONE DEGLI ADDEBITI A GOOGLE

marketude Digital/Tech, Diritto Europeo e della Concorrenza, IT e TMT, Marco Stillo, Pubblicazioni, Società

In data 14 giugno 2023, la Commissione ha inviato una Comunicazione degli addebiti per informare Google dei risultati dell’indagine avviata il 22 giugno 2021 al fine di verificare se l’impresa avesse violato le norme europee in materia di concorrenza favorendo i propri servizi di tecnologia pubblicitaria online nella c.d. filiera ad tech a scapito dei fornitori concorrenti di analoghi servizi di tecnologia pubblicitaria, inserzionisti e creatori di contenuti online[1].

Più particolarmente, a partire dal 2014 Google avrebbe abusato della propria posizione dominante sui mercati all’interno dello Spazio Economico Europeo (SEE) relativi ai servizi di intermediazione pubblicitaria e all’acquisto di display advertising online[2] al fine di favorire i propri servizi di tecnologia pubblicitaria online, da un lato, nella selezione degli annunci gestita dal suo ID Doubleclick [3] e, dall’altro, nel modo in cui i suoi i servizi di acquisto Video 360 (DV360)[4] e Google Ads gestiscono le offerte. Di conseguenza, la Commissione teme che tali condotte mirino a conferire un vantaggio ai servizi di tecnologia pubblicitaria online di Google rafforzandone la capacità di addebitare una tariffa elevata per il suo servizio ed ostacolando gli annunci pubblicitari dei suoi competitors, violando così l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

Secondo la Commissione, inoltre, solo la cessione di alcuni suoi servizi da parte di Google è in grado di ovviare ai problemi di concorrenza rilevati e prevenire il rischio che quest’ultima prosegua tali condotte o ne intraprenda di nuove. Raccogliendo dati da usare per la pubblicità mirata, vendendo spazi pubblicitari, e fungendo anche da intermediario online tra gli inserzionisti e i creatori di contenuti, infatti, Google è presente su quasi tutti i livelli della catena di approvvigionamento della display advertising, ciò che crea un chiaro conflitto di interessi.

Google potrà ora esaminare i documenti a disposizione della Commissione, rispondere per iscritto e richiedere un’audizione orale per presentare le proprie osservazioni davanti ai rappresentanti di quest’ultima e delle autorità nazionali garanti della concorrenza. Dopodiché, laddove ritenga che vi siano prove sufficienti di un’infrazione, la Commissione potrà decidere di vietare il comportamento in questione e di infliggere a Google un’ammenda fino al 10% del suo fatturato mondiale annuo.

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[1] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.

[2] La display advertising utilizza spazi a pagamento all’interno di un contenuto di interesse dell’utente in cui promuovere immagini, animazioni, video e audio. I formati rientrano in quattro grandi categorie: i) banner e buttons, ii) pop-up e pop-under, iii) Rich Media e iv) Interstitial e Superstitial.

[3] Si tratta una piattaforma di Google, progettata per gestire le pubblicità su siti web, device mobili, giochi e altro, che permette di gestire il traffico da tutte le tue piattaforme in unica posizione.

[4] Display & Video 360 è uno strumento singolo e integrato che consente ai team addetti alle creatività, ai dati e al marketing di collaborare e seguire l’intero processo di pubblicazione delle campagne.