Parliamo di due tipologie contrattuali cui spesso ci si riferisce indistintamente quando si tratta di organizzazione di eventi ma che, in realtà, si distinguono tra loro per taluni aspetti peculiari. Il contratto di catering deriva il suo nome dall’inglese to cater, che significa letteralmente approvvigionare/servire. È questo un contratto che è nato, in origine, al fine di regolare l’approvvigionamento di viveri alle navi ma che è ormai da anni ampiamente utilizzato ed esteso all’intero settore economico della ristorazione collettiva. Il contratto di catering indica quindi, in linea generale, quel complesso di operazioni inerenti il rifornimento (continuativo) di cibi e bevande che vengono venduti e somministrati in un luogo diverso da quello di produzione, con la possibilità di prevedere inoltre, in taluni casi, lo svolgimento di eventuali servizi aggiuntivi a questo connessi. Si tratta quindi di un contratto a prestazioni corrispettive in cui una parte si impegna, a fronte di un corrispettivo, ad eseguire a favore dell’altra una prestazione periodica di preparazione e somministrazione di alimenti e bevande. Un esempio tipico di tale tipologia contrattuale è, come vedremo anche in seguito, quella volta a regolare la fornitura e somministrazione di cibo di una mensa aziendale. Sempre di matrice anglosassone è la derivazione del nome del contratto di banqueting . To banquet significa infatti banchettare e, con tale termine, si vogliono indicare tutte quelle operazioni che riguardano l’organizzazione e l’allestimento di un singolo evento: quindi, oltre alla preparazione, fornitura e somministrazione di cibi e bevande, anche la fornitura del luogo, del banchetto e di tutte le prestazioni di servizio correlate. Un esempio classico di contratto di banqueting è quello relativo all’organizzazione di un matrimonio.
Articolo di Barbara Calza pubblicato su Ristorazione Italiana Magazine